Discussione:
I lavoratori sono soli?
franco berardi
2009-05-02 14:07:35 UTC
Permalink
martedì 5 maggio alle ore 20.30
alla sala del quartiere Reno
Via Battindarno 123
si terrà un
dibattito con:
Giorgio Cremaschi, Rete 28 aprile
Gigi Malabarba, responsabile nazionale lavoro Sinistra Critica
Marzia Mascagni, insegnante scuole Longhena
Daniele Canton, operaio Fini Compressori
Roberto Battelli, operaio Sabiem
Sergio Guizzardi, elegato sindacale Hera, licenziato

Ci hanno raccontato frottole per trent’anni: concertazione,
compatibilità, competizione, riduzione del costo del lavoro. E
straordinari, contratti a tempo determinato, flessibilità, mobilità...
I sindacati hanno concertato, i padroni hanno profittato, il salario è crollato.
In termini di capacità di acquisto il salario di oggi vale la metà di
quello che valeva trent’anni fa
E’ questo il progresso che ci ha garantito la democrazia concertativa?
Ma ancora non basta. Dopo averci raccontato un milione di frottole ora
ci dicono: ecco c’è la crisi. Macché crisi, quella che sta
sconvolgendo il sistema industriale in tutto il mondo non è una crisi,
ma il collasso definitivo del capitalismo moderno.
Eppure la classe dirigente, con il suo codazzo di giornalisti
sindacalisti e preti di vario genere, pur avendo fatto bancarotta non
intende affatto mollare. Coloro che hanno nelle loro mani il potere
economico politico mediatico e militare fanno la faccia sorridente
però si cagano sotto, e cercano di rassicurarci: durerà un anno forse
due... poi ci sarà la ripresa, firulì firulà.

Non ci sarà nessuna ripresa, parliamoci chiaro. Non ci sarà ripresa
perché la storia della crescita è finita. E’ finita non solo perché il
sistema finanziario globale è entrato in un buco nero, non solo perché
l’indebitamento occidentale ha mangiato la ricchezza delle prossime
due generazioni, ma anche perché le risorse fisiche del pianeta sono
esauste, esaurite. E anche le risorse psichiche dei lavoratori e della
società intera sono al collasso.
NERVOUS BREAKDOWN.
Per venti anni i sindacati hanno svenduto i nostri interessi in nome
della concertazione. Il 30 luglio 1993 il signor Cofferati, nemico
giurato dei lavoratori, firmò un accordo che sanciva: il salario è
variabile dipendente dagli interessi del capitale. Risultato quindici
anni dopo: i profitti sono aumentati vertiginosamente e i salari sono
sprofondati.
Ma oggi non basta più la concertazione. Il Ministro Sacconi esige dai
sindacati la complicità. Ed ecco o Bonanno e gli Angeletti, vecchi
leccaculo per professione, correre a fornire il loro sostegno.

CENTINAIA DI MIGLIAIA DI LAVORATORI SONO IN CASSA INTEGRAZIONE
CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PRECARI SONO RIMASTI SENZA LAVORO
Ma Bonanni e Angeletti non hanno niente da obiettare. A loro va bene così.

Nessuna forza politica sta dalla parte dei lavoratori.
La sinistra – compresa, spiace dirlo, la vecchia roccia di
Rifondazione – si è dissolta dopo la meritata sconfitta dell’aprile
2008. Perché ha appoggiato il governo Prodi-Mastella invece di
denunciarlo e abbandonarlo? Perché ha votato l’accordo capestro sul
protocollo welfare? Perché ha votato a favore di una detassazione
degli straordinari?
Perché era attaccata all’ultima sdrucciolevole poltrona. Ora l’ultima
sdrucciolevole poltrona è sdrucciolata. E qualche residuo di quei
partiti in disarmo si aggrappa a un seggio comunale improbabile
accodandosi al povero Delbono. Ma questo cosa ha a che fare con gli
interessi degli operai?
Il Partito democratico – incapace di trovare unità su qualsiasi altra
cosa, trova unità soltanto nella difesa della confindustria. Il
partito di Colaninno e di Caleari incita la CGIL, unico tra i
sindacati storici che tenta di organizzare una resistenza, a cedere, a
diventare come gli altri due un sindacato complice. L’accordo che CISL
e UIL hanno sottoscritto sancisce la fine del contratto nazionale,
sancisce la mano libera sulle condizioni di lavoro e sul salario.
Questo à l’accordo che il PD vuole imporre alla CGIL.
Perfino settori di quello che fu il movimento no global, gente
rispettabile come gli ex disobbedienti, stanchi di star dalla parte
dei lavoratori, forse bisognosi di un posticino d'assessore, fingono
di essere verdi e si intruppano nel carrozzone che affonda del PD,
forse perché chi tradisce con la rispettabilità perde anche il ben
dell'intelletto.

Ma gli operai non hanno bisogno di voi.
La crisi che è iniziata in America e lentamente sta inghiottendo
l’Europa non è una crisi come le altre. E’ il collasso del capitalismo
finanziario globale ma è anche il collasso del sistema industriale
globale. Il crollo del sistema industriale è un fatto irreversibile.
Non torneremo mai più alle condizioni della crescita, non solo perché
l’indebitamento dell’occidente non renderà possibile una ripresa della
domanda e degli investimenti, ma anche perché le risorse fisiche del
pianeta sono prossime all’esaurimento.
E allora? I lavoratori che sono stati costretti per trent’anni ad
accettare ogni ricatto per favorire la crescita ininterrotta, ora sono
lasciati da soli a gestire la bancarotta del capitalismo neoliberista.
Licenziamenti, cassa integrazione, decimazione del lavoro precario,
caduta verticale del salario.
La storia è finita qui? No, la storia non è finita, perché

I LAVORATORI NON SONO SOLI QUANDO SONO UNITI.

Non c’è più bisogno dei vecchi partiti non c’è più bisogno della
vecchia unità sindacale. C’è bisogno di una solidarietà di base, di
una solidarietà nella vita quotidiana. I lavoratori sono la grande
maggioranza della società. Possono costruire le strutture autonome
della vita sociale al di fuori delle regole assassine del potere
economico. Possono costruire mercati autogestiti dei beni necessari,
rapporti diretti tra consumatori e produttori che permettano di
eludere la catena distributiva delle corporation. Possono costruire
strutture autogestite di formazione e di produzione di sapere insieme
ai lavoratori della conoscenza che si mobilitano nelle università e
nei centri di ricerca. Possono costruire una loro società autonoma da
quella dei bancarottieri confindustriali.
Nelle grandi città europee si diffonde la pratica degli allottments,
orti coltivati autonomamente negli spazi verdi della città. Bisogna
moltiplicare gli orti cittadini, creare le condizioni dell’
autosufficienza alimentare della società dal capitale.
E’ sul territorio urbano che si ricostruisce oggi la comunità e
l’unità dei lavoratori, usando gli strumenti dell’istituzione comunale
e provinciale per rendere vivibile la vita quotidiana dei lavoratori.
E’ questa la proposta di BOLOGNA CITTA’ LIBERA, che candida alla
carica di primo cittadino Valerio Monteventi, un ex operaio della
Ducati Meccanica che nella sua vita non ha mai smesso di difendere gli
interessi dei lavoratori. E’ questa la proposta che formula per le
prossime elezioni provinciali la lista Terra Libera che candida alla
carica provinciale Tiziano Loreti, un operaio cassintegrato in attesa
di licenziamento.

BOLOGNA CITTA’ LIBERA nasce per affermare un nuovo principio alla base
dei rapporti sociali. Il rapporto di dipendenza salariata del lavoro
dal capitale è finito, con questa crisi. Se ne uscirà o con una forma
schiavistica di sottomissione del lavoro a un capitalismo barbarico,
oppure con una forma di reddito legato al diritto di vivere, e non al
lavoro erogato.
Reddito di cittadinanza, reddito sganciato dal lavoro è l’orizzonte
cui BOLOGNA CITTA’ LIBERA si riconosce.
Un tempo nuovo inizia, dalla crisi catastrofica di questi mesi. Ci
occorrono forme nuove di organizzazione: globali ed europee nella loro
cultura, ma capaci di trasformare il territorio e la vita quotidiana
in senso solidale, e di costruire, a questo livello, l’alternativa
vivente alla bancarotta del capitalismo.



-------------------------------------------[ RK ]
+ http://liste.rekombinant.org/wws/subrequest/rekombinant
+ http://www.rekombinant.org

Continua a leggere su narkive:
Loading...