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recensione libro di alex foti...
giuseppe allegri
2009-06-25 08:59:37 UTC
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car* RKs,
in controtendenza, rispetto al *graduale spegnimento dei motori* vi giro
questa recensione del volume che potete trovare qui:
http://www.agenziax.it/?pid=29&sid=30

poi vorrei mandare 2 righe sulle note di Matteo e il nostro futuro
post/trans-RKs, ma non è una minaccia;-)
abbracci
peppe

http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090618/pagina/12/pezzo/252708/



È con gioia divertita e attenta che salutiamo la pubblicazione di *Anarchy
in the EU*. L'autore è Alex Foti agitatore politico e culturale, ricercatore
sociale, che sul crinale del secolo/millennio ha attraversato creativamente
il globo, immaginando e sperimentando le molteplici forme di sovversione
della *next generation *precaria, meticcia, migrante e metropolitana. Sono
gli occhi di un fratello maggiore, irriducibile agli stili di vita di una
maturità ottusa e integrata, che si riconosce negli sguardi carichi di
rabbia creativa di una nuova generazione, disposta a mettersi in gioco nella
palude di una società sorda e attonita. È la scommessa di un'alleanza
generazionale tra chi ha vissuto la prima ondata di precarietà di massa e
chi affronta ora la seconda, in un'epoca di crisi economica globale.



Da queste irriducibili esperienze nasce la voglia di Foti di mappare i
sommovimenti sociali dell'ultimo decennio, quindi provare a narrare in prima
persona la partecipazione e il protagonismo di questi *nuovissimi* movimenti
dell'era globale, per concludere con uno slancio analitico e teorico di
fuoriuscita dalla *Grande recessione* in cui ci troviamo. E così il libro si
articola in tre parti: una mappa cromatologica delle quattro stelle
red-comunista, pink-queer, black-anarchica and green-ecologista
dell'EuroMayDay per arrivare ad un “atlante dell'eresia politica in Europa”;
quindi un vero e proprio diario a *mille piani* dall'”Europa eretica e
sovversiva”; per concludere con la presentazione di un modello analitico
che, partendo dalla *Grande Depressione* degli anni '30 dello scorso secolo,
ci invita a uscire dalla attuale *Grande Recessione*.



L'incontenibile vena creativa dell'autore ci impedisce di rendere
minimamente la ricchezza del volume, a cominciare dalla impossibilità di
descrivere gli adesivi rosso-rosa-nero-verde che illustrano al meglio le
quattro tendenze dell'attivismo sociale degli *anni zero*. È un libro
scritto con una grande capacità narrativa, riuscendo a tenere insieme
narrazione *pop* dei nostri tremendi tempi postmoderni, analisi e
riflessione da godibile saggio di storia sociale ed economica, immaginifiche
visioni del mondo che verrà. Il tutto con l’abilità poliedrica di
un’impostazione da pragmatismo anglosassone, coniugata alla rielaborazione
del pensiero critico continentale e al suo dialogo produttivo tra teoria e
prassi. È quindi un libro da leggere tutto d'un fiato e rileggere a
frammenti: solo così le intuizioni, a volte provocatorie, altre illuminanti,
altre ancora visionarie, trovano il tempo di sedimentarsi.



In questo scorcio di fine primo decennio *zeroista* Foti scommette
sull'avvenuta contaminazione dei *nuovissimi* movimenti dell'era globale,
tra Seattle, Genova e *no war*, con le sensibilità *pink* del femminismo
queer, il *green* dell'ecologismo urbano e post-capitalistico, il
*black* antiautoritario,
tra nuove forme di autonomia e anarchismo degli *squat* e dei centri sociali
delle metropoli europee. Sono gli eventi che dalle *MayDay* degli “european
flexworkers let's unite” di inizio secolo portano ai precari *riots*francesi
*anti-cpe* e delle *banlieues* tra il 2005 e il 2006, alla Copenhagen
dell'inverno successivo, alla Rostock della primavera seguente, a Malmö
dell'autunno scorso e al natale infuocato di Salonicco e Atene, mentre la
recessione* *inizia a dispiegare i suoi devastanti effetti. È la *European*
*Next Generation* che batte il proprio tempo facendo *tabula rasa* di un
mondo che vorrebbe condannarla alla solitudine di una società impaurita e
rancorosa: sono i *Children of the Revolution*, come ebbe a chiamarli anche
*The Guardian*. La narrazione di un conflitto generazionale contro la
gerontocrazia politico-istituzionale, ma anche contro le idiosincrasie della
vecchia sinistra partitica e sindacale. Foti rintraccia germi di una *Next
Left* *a venire*, che fa i conti con i dogmi novecenteschi di una sinistra
costretta alla conservazione paternalistica, piuttosto che al cambiamento
progressivo di condizioni economiche e sociali intollerabili per la dignità
di un paio di generazioni e non solo!



Può sembrare azzardato che proprio dinanzi agli attuali effetti della crisi
economico-finanziaria globale Foti proponga, nella parte conclusiva del suo
libro, un modello di fuoriuscita dalla recessione interpretando i grandi
cicli della storia economica e sociale del Novecento. Non volendo ridurre la
complessità del modello, come negli anni '30/'40 del secolo scorso si
assiste alla *prima biforcazione* tra Grande Depressione, *New Deal*
statunitense,
guerra mondiale e riformismo post-keynesiano degli anni '50 e '60, così
negli anni Dieci del Duemila si può ripresentare una *seconda
biforcazione*da “futuro antidistopico”, progressista ed ecosolidale,
che prevalga su
quello “reazionario, fascista, ecocida”. È l'ottimismo inguaribile di chi
intravede una possibilità nella riforma *obamita* dall'alto e nel
protagonismo dei *nuovissimi* movimenti dal basso. Questa capacità di tenere
sapientemente insieme nuova linfa politica dei movimenti sociali europei e
prospettiva di trasformazione globale dei destini dell'umanità è il pregio
solare e accattivante di un volume che parla a chi lotta quotidianamente per
stravolgere l'esistente: *Fight for your right (to party)*!



Rispondendo *per le rime* all'allusione *Sex Pistols* del volume notiamo che
spesso *The World Won't Listen*, come titolavano i profeti
dell'*indie-pop*disincantato e radicale
*The Smiths* capitanati da quel Morrissey che avrebbe voluto vedere *Margaret
on the guillotine*, assurta al trono neo-liberista proprio trenta anni fa e
ora definitivamente spodestata, come i suoi eredi. Ma quest'anno ricorre
anche il ventennale di una casa discografica cara a tutti i *ravers* europei
degli anni '90 e oltre: la WARP Records, che annovera Aphex Twin e
Squarepusher, tra gli altri, e pare debba il suo acronimo a *Weird And
Radical Projects*: “progetti misteriosi e radicali”. Questo libro può
aiutarci a immaginarne di nuovi e a rintracciare qualche arnese per
costruirli.


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