franco berardi
2009-06-15 18:35:45 UTC
L' "esperimento scientifico" di cui vi ho parlato in un messaggio del
23 marzo si è concluso, con la netta sconfitta elettorale di Bologna
città libera, e ora debbo trarne alcune conseguenze. Naturalmente non
pretendo che le mie conclusioni siano obiettive, valide in ogni
contesto e per chiunque. Altri ricercatori saranno più bravi o più
fortunati di me, e la situazione può modificarsi in un senso positivo
che io non riesco a vedere. Ma intanto io sono giunto alla mia
conclusione.
Ancor più importanti e istruttive di quanto siano state le elezioni
sono le esperienze dei movimenti di massa dell’ultimo anno, che
mostrano l’inefficacia crescente dell’azione collettiva. Il movimento
dell’Onda italiana, l’insurrezione greca di dicembre, i movimenti
francesi di primavera non hanno modificato in nulla la traiettoria
delle politiche dei governi di destra. L’Europa appare come
paralizzata dalla paura della senescenza.
Leggendo i dati delle elezioni europee qualcuno osserva che la
divisione politica della sinistra è assurda e suicida. Non c’è dubbio,
s’è visto benissimo anche a Bologna e non possiamo prendercela con
nessuno dal momento che abbiamo contribuito alla frammentazione.
Ma io non credo che il problema sia quello della divisione politica. Il
problema è quello dell’incapacità sociale di produrre ricomposizione
culturale, sociale e politica del lavoro.
Il lavoro appare incomponibile. Lavoro migrante, lavoro precario, lavoro
cognitivo non riescono a trovare le forme della ricomposizione.
E’ questo l’effetto della precarizzazione: il lavoro è trasformato in
erogazione di tempo frattale, ricombinato dalla rete finanziaria e
tecnica del capitale. Il lavoro precario è tempo de-personalizzato a
disposizione del capitale ricombinante. Tempo frattale, modulare
incapace di soggettivazione per ragioni che sono
inerenti alle forme di vita e di relazione tecno-linguistica che
definiscono la precarietà.
Nella passata modernità industriale il capitalista doveva negoziare
con gli operai in carne ed ossa, per poter ottenere la disponibilità
del loro tempo di lavoro. Oggi i corpi fisici e giuridici dei
lavoratori non c'è più
c’è il loro tempo nudo: cellule di tempo acquistabili senza bisogno di
guardarsi in faccia. Quello che Marx chiamava esercito industriale di
riserva è divenuto illimitato, e la forza di contrattazione è ridotta a nulla.
Perciò il lavoro è divenuto incomponibile, incapace di riconoscersi come
soggettività solidale.
Un discorso a parte va fatto per il lavoro cognitivo.
La ricerca che si è svolta in questi ultimi nove anni in questa
mailing list è stata prioritariamente dedicata alle prospettive di
ricomposizione del lavoro cognitivo.
Definirei ricombinazione la forma tecnica e finanziaria del processo
lavorativo, mentre con la espressione ricomposizione intendo il
processo sociale e culturale che permette ai frammenti del processo
lavorativo di farsi soggettività consapevole.
I movimenti dell’ultimo decennio sono stati un tentativo di produrre
soggettivazione attraverso la ricomposizione del lavoro
precario e cognitivo. Ma questa prospettiva è fallita.
Il general intellect di cui parla Marx consiste nella accumulazione
del sapere e della innovazione in forza produttiva immediata.
In Marx il capitale fisso assorbe e incorpora le potenze
dell’intelligenza generale. Noi abbiamo oggi a che fare con qualcosa
di differente. Il cervello vivente degli individui sussunti entro il
processo di produzione reticolare viene sottoposto ad un sistema di
automatismi che gli permettono di funzionare come forza produttiva.
Ricombinazione è la tecnica (informatica, biopolitica) che trasforma
l’attività dei cervelli individuali in un continuum produttivo
astratto. Ciò significa che il cervello individuale può agire
efficacemente solo attraverso la modalità ricombinante. Il processo
produttivo reticolare è ricombinazione funzionale di frammenti di
lavoro cognitivo sparsi nel tempo e nello spazio ma unificati
funzionalmente dalla rete. La potenza tecnica e funzionale del lavoro
cognitivo è però inversamente proporzionale alla sua ricomponibilità
politica.
Il cervello collettivo viene ricombinato funzionalmente nella sfera
della rete produttiva, e in essa emerge tutta la potenza
dell’intelletto generale. Ma sul piano sociale ed
affettivo il cervello sociale appare incapace di ricomporsi, di
trovare strategie
comuni, di condividere narrazioni, incapace di solidarietà materiale.
L'espandersi della potenza dell’intelletto generale coincide con una
frammentazione schizoide del cervello collettivo, incapace di
comporsi in forma di soggettività consapevole, incapace di funzionare in maniera
collettiva e cosciente.
Per me qui si conclude l’esperienza novennale di Rekombinant.
La mailing list nacque nell’estate del 2000, nel pieno dei movimenti no
global, formulando l’ipotesi di una ricomposizione del cervello
collettivo entro le condizioni di ricombinazione tecnica del lavoro mentale.
Si trattava di un'ipotesi di ricerca teorica ma al tempo stesso si
trattava di un’ipotesi di inchiesta e di azione politica.
Ora Rekombinant, pur continuando ad avere un
ruolo significativo sulla scena della rete di europea per numero di
iscritti, qualità dei contributi, vastità del panorama – non è più
in grado di dire nulla proprio sull’unico punto che ne definisce lo
spazio politico e teorico.
Credo nelle comunità elettive alle quali si partecipa non per fedeltà
né per appartenenza ma per desiderio. Tra i suoi iscritti
ci sono tante persone che spero di ritrovare in futuro.
Rekombinant è stata per nove anni la mia comunità elettiva.
Ora non lo è più.
-------------------------------------------[ RK ]
+ http://liste.rekombinant.org/wws/subrequest/rekombinant
+ http://www.rekombinant.org
23 marzo si è concluso, con la netta sconfitta elettorale di Bologna
città libera, e ora debbo trarne alcune conseguenze. Naturalmente non
pretendo che le mie conclusioni siano obiettive, valide in ogni
contesto e per chiunque. Altri ricercatori saranno più bravi o più
fortunati di me, e la situazione può modificarsi in un senso positivo
che io non riesco a vedere. Ma intanto io sono giunto alla mia
conclusione.
Ancor più importanti e istruttive di quanto siano state le elezioni
sono le esperienze dei movimenti di massa dell’ultimo anno, che
mostrano l’inefficacia crescente dell’azione collettiva. Il movimento
dell’Onda italiana, l’insurrezione greca di dicembre, i movimenti
francesi di primavera non hanno modificato in nulla la traiettoria
delle politiche dei governi di destra. L’Europa appare come
paralizzata dalla paura della senescenza.
Leggendo i dati delle elezioni europee qualcuno osserva che la
divisione politica della sinistra è assurda e suicida. Non c’è dubbio,
s’è visto benissimo anche a Bologna e non possiamo prendercela con
nessuno dal momento che abbiamo contribuito alla frammentazione.
Ma io non credo che il problema sia quello della divisione politica. Il
problema è quello dell’incapacità sociale di produrre ricomposizione
culturale, sociale e politica del lavoro.
Il lavoro appare incomponibile. Lavoro migrante, lavoro precario, lavoro
cognitivo non riescono a trovare le forme della ricomposizione.
E’ questo l’effetto della precarizzazione: il lavoro è trasformato in
erogazione di tempo frattale, ricombinato dalla rete finanziaria e
tecnica del capitale. Il lavoro precario è tempo de-personalizzato a
disposizione del capitale ricombinante. Tempo frattale, modulare
incapace di soggettivazione per ragioni che sono
inerenti alle forme di vita e di relazione tecno-linguistica che
definiscono la precarietà.
Nella passata modernità industriale il capitalista doveva negoziare
con gli operai in carne ed ossa, per poter ottenere la disponibilità
del loro tempo di lavoro. Oggi i corpi fisici e giuridici dei
lavoratori non c'è più
c’è il loro tempo nudo: cellule di tempo acquistabili senza bisogno di
guardarsi in faccia. Quello che Marx chiamava esercito industriale di
riserva è divenuto illimitato, e la forza di contrattazione è ridotta a nulla.
Perciò il lavoro è divenuto incomponibile, incapace di riconoscersi come
soggettività solidale.
Un discorso a parte va fatto per il lavoro cognitivo.
La ricerca che si è svolta in questi ultimi nove anni in questa
mailing list è stata prioritariamente dedicata alle prospettive di
ricomposizione del lavoro cognitivo.
Definirei ricombinazione la forma tecnica e finanziaria del processo
lavorativo, mentre con la espressione ricomposizione intendo il
processo sociale e culturale che permette ai frammenti del processo
lavorativo di farsi soggettività consapevole.
I movimenti dell’ultimo decennio sono stati un tentativo di produrre
soggettivazione attraverso la ricomposizione del lavoro
precario e cognitivo. Ma questa prospettiva è fallita.
Il general intellect di cui parla Marx consiste nella accumulazione
del sapere e della innovazione in forza produttiva immediata.
In Marx il capitale fisso assorbe e incorpora le potenze
dell’intelligenza generale. Noi abbiamo oggi a che fare con qualcosa
di differente. Il cervello vivente degli individui sussunti entro il
processo di produzione reticolare viene sottoposto ad un sistema di
automatismi che gli permettono di funzionare come forza produttiva.
Ricombinazione è la tecnica (informatica, biopolitica) che trasforma
l’attività dei cervelli individuali in un continuum produttivo
astratto. Ciò significa che il cervello individuale può agire
efficacemente solo attraverso la modalità ricombinante. Il processo
produttivo reticolare è ricombinazione funzionale di frammenti di
lavoro cognitivo sparsi nel tempo e nello spazio ma unificati
funzionalmente dalla rete. La potenza tecnica e funzionale del lavoro
cognitivo è però inversamente proporzionale alla sua ricomponibilità
politica.
Il cervello collettivo viene ricombinato funzionalmente nella sfera
della rete produttiva, e in essa emerge tutta la potenza
dell’intelletto generale. Ma sul piano sociale ed
affettivo il cervello sociale appare incapace di ricomporsi, di
trovare strategie
comuni, di condividere narrazioni, incapace di solidarietà materiale.
L'espandersi della potenza dell’intelletto generale coincide con una
frammentazione schizoide del cervello collettivo, incapace di
comporsi in forma di soggettività consapevole, incapace di funzionare in maniera
collettiva e cosciente.
Per me qui si conclude l’esperienza novennale di Rekombinant.
La mailing list nacque nell’estate del 2000, nel pieno dei movimenti no
global, formulando l’ipotesi di una ricomposizione del cervello
collettivo entro le condizioni di ricombinazione tecnica del lavoro mentale.
Si trattava di un'ipotesi di ricerca teorica ma al tempo stesso si
trattava di un’ipotesi di inchiesta e di azione politica.
Ora Rekombinant, pur continuando ad avere un
ruolo significativo sulla scena della rete di europea per numero di
iscritti, qualità dei contributi, vastità del panorama – non è più
in grado di dire nulla proprio sull’unico punto che ne definisce lo
spazio politico e teorico.
Credo nelle comunità elettive alle quali si partecipa non per fedeltà
né per appartenenza ma per desiderio. Tra i suoi iscritti
ci sono tante persone che spero di ritrovare in futuro.
Rekombinant è stata per nove anni la mia comunità elettiva.
Ora non lo è più.
-------------------------------------------[ RK ]
+ http://liste.rekombinant.org/wws/subrequest/rekombinant
+ http://www.rekombinant.org